IL PIACERE DI LEGGERE FUMETTI
Ho il piacere di leggere fumetti sin da quando non sapevo leggere. Era mia nonna che, con infinita pazienza, mi faceva accomodare sulle sue comode
IL SOMMARIO |
ginocchia, e mi recitava THOR e I VENDICATORI, o L'UOMO RAGNO GIGANTE. Ricordo ancora zia May in ospedale, attaccata dallo Scorpione, Gwen Stacy (o, meglio, il suo clone), che non si spiegava come mai le mancassero i ricordi degli ultimi anni di vita, il Sinistro Mietitore, che catturava i Vendicatori e li sottoponeva a un "processo" per scoprire chi, tra L'Uomo Meraviglia (!!!) e Visione, fosse il suo vero fratello. Storie mitiche, per i ricordi che la memoria lega indissolubilmente ad esse. Ma belle a prescindere dalle traduzioni fantasiose, dal lettering approssimativo e dalla carta che oggi non utilizzeremmo neanche per gli imballaggi.
Mi imbatto spesso in clienti che si lamentano della brutta edizione di un volume, o che vorrebbero avere il mitico hardcover invece di una edizione povera. Che, magari, disprezzano l'edizione serializzata in edicola, e vorrebbero vederla raccolta in volume, per meglio collezionarla.
Ma questi fumetti vogliamo leggerli, o soltanto inserirli nella nostra collezione? Insomma: siamo prima di tutto collezionisti, o lettori? E che dire di chi gira le fiere, cercando il "sostituto" per un albo difettato? E magari snobba la possibilità di iniziare una nuova serie, o di LEGGERE qualcosa di diverso?
Per carità: atteggiamenti legittimi! Ma sarebbe opportuno, prima di lamentarsi della cura del tale volume, accorgersi di quanto sia brutta la storia. O di quanto siano spettacolari i disegni. O viceversa! Perché le confezioni, povere o ricche che siano, passano. Ma un bel fumetto resta. E più è “povero”, maggiore è il numero di persone che ha la possibilità di leggerlo.
Sull'argomento torneremo.
Francesco Settembre